IL "NUCLEARE BERLINGUERIANO" - Vol. 10 - Ultranuclearisti a Strasburgo.

Tra il 1994 e le varie tornate elettorali fino ai giorni nostri, si sono alternati ben 3 governi di Berlusconi, 2 di Prodi, poi i rimpasti con Dini e D'Alema fino ai più recenti... detti anche di "macelleria sociale" e/o di "inciucio" come i Governi Monti e RENZI... passando per la tristissima breve vita del governo Letta. In tutte queste tornate, con la sola eccezione della breve fase che ha visto il Verde Pecoraro Scanio al ministero per l'Ambiente..., abbiamo sempre avuto a che fare con Ministri ultranuclearisti, commercialisti dei petrolieri o di nomina a nome e per conto di Confindustria.

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Nei numeri precedenti abbiamo osservato l'ambiguo ruolo avuto dal PCI rispetto al nucleare ed anche in relazione ai movimenti. Tale "ambiguità", storicamente documentata anche da ogni cronaca, ha raggiunto il suo apice negli anni ottanta ed in occasione del primo referendum che coincise anche con la catastofe di Chernobyl.
Il PCI che era al governo maggioritariamente in numerose regioni, province e comuni già negli anni 80 rese il massimo della sua ambiguità proprio attraverso gli enti locali. Ultra nuclearista e filo-NATO in parlamento e a livello nazionale... si permetteva di assumere posizioni apparentemente di segno opposto a livello locale ed utilizzava il protagonismo di piazza come ammortizzatore dei conflitti. Il giochino che aveva sfacciatamente anche il sapore della tattica elettorale funzionò fino alla catastrofe di Chernobyl.

Da quel momento in poi il PCI dovette lasciarsi risucchiare dalla forza degli eventi come avvenne in occasione dei referendum del 1987. Nonostante ciò, va rimarcato con forza, il PCI mantenne sempre un ruolo ambiguo anche come PDS, poi come "DS"... fino ai giorni nostri come "PD".
Va ancora rimarcato e ricordato con forza che tale Partito NON è mai stato promotore, men che mai organizzatore dei movimenti ambientalisti, dei referendum, di cui per natura... è stato sempre feroce oppositore, e la scelta di schierarsi all'ultimo momento è stata sempre forzata da mere ragioni di bottega elettorale e di controllo dei consensi: ciò è avvenuto nel 1987 e si è ripetuto puntualmente quanto prevedibilmente nel 2011.

di Massimo Greco

Anche il Parlamento Europeo, nel corso delle varie legislature, ha adottato provvedimenti in materia di Nucleare che i media italiani hanno reso pubblici, o meno, a seconda delle convenienze del momento.



"Il Parlamento europeo ha votato" recita in modo roboante la prima pagina di Stampa Sera del 9 Aprile 1987. Siamo ad 1 anno da Chernobyl e mancano pochi mesi al referendum che segnerà una svolta nella politica energetica italiana destinata a durare oltre un ventennio. Gli industriali sono notoriamente schierati pro-atomo e la campagna di stampa suona evidente dalle colonne di uno dei più importanti quotidiani nazionali. Uno dei tanti, TROPPI, quotidiani della famiglia Agnelli.
Siamo anche nel pieno delle campagne "ce lo chiede l'europa" e di quel martello continuo e nauseabondo del linguaggio politico-imprenditoriale che apriva ogni discorso con la intro del "IN VISTA DEL '92".....

«Il futuro energetico è nell'atomo» STRASBURGO — Ad un anno da Cernobil, l'Europarlamento ha detto «sì» al nucleare. Dopo un acceso dibattito, il campo dei sostenitori dell'atomo ha vinto ieri sera a Strasburgo la battaglia degli emendamenti - Di stretta misura, il centrodestra favorevole alle centrali nucleari ha respinto diverse proposte della sinistra in particolare di socialisti e verdi, per una moratoria sulla costruzione di nuove centrali nucleari. Le risoluzioni approvate dagli eurodeputati si pronunciano per un proseguimento del pregrammi nucleari nei Paesi della Comunità che hanno fatto la scelta dell'atomo, condizionandolo tuttavia a norme di sicurezza più severe. Per Iniziativa della «verde» tedesca Bloch Von Biottniz, l'assemblea si è tuttavia pronunciata per un maggiore controllo degli alimenti prodotti nelle regioni della Comunità più colpite dalla nube radioattiva di Cernobil. Il dibattito a Strasburgo ha evidenziato comunque le spaccature fra 1 due blocchi, numericamente quasi equivalenti dei sostenitori e degli oppositori di uno sviluppo del nucleare.

Sintomaticamente il dibattito si era aperto nell'aula strasburghese su due documenti di base apertamente divergenti: uno, approvato cori 13 voti contro 9 dalla commissione Ambiente, favorevole ad una moratoria nella costruzione, di centrali nucleari, l'altro, adottato con 15 «si» e 14 «no» dalla commissione Energia, propugnatore di uno sviluppo dei programmi nucleari europei. Con alcune eccezioni, la linea di demarcazione fra pro e contro è corsa anche nell'Europarlamento lungo la frontiera tradizionale fra destra a sinistra: ma gli stessi Stati Cee sono apparsi nettamente divisi Da un lato Portogallo, Lussemburgo, Irlanda Grecia e Danimarca non hanno, e non intendono costruire, centrali nucleari Dall'altro lo schieramento pro-nucleare guidato dalla Francia, con il 64,8 per cento della produzione totale di elettricità fornita dal nucleare (il 78% per cento nel Duemila). Il dibattito in seno al Parlamento europeo si è soffermato a lungo sugli insegnamenti che vengono dal disastro nucleare di Cernobil. Come ha affermato Mauro Chiabrando (dc), 'portavoce' nella commissione parlamentare per l'Energia e la Ricerca, «tali Incidenti ci impongono di affrontare l'energia nucleare in modo diverso dal passato».

Come in altre circostanze, il quotidiano dimentica di citare come hanno votato gli esponenti del PCI. Anzi, ignora del tutto il comportamento degli euro parlamentari italiani.

Ma è in vista della mobilitazione dei referendum che la grande borghesia nazionale scende in campo con la sua propaganda, non solo tramite i propri quotidiani e servizi di carta stampata. Ciò avviene anche attraverso le tv.
In piena crisi di governo (Cossiga dava mandato esplorativo alla Iotti...) "LA STAMPA" del 28 Marzo 1987 spinge l'
«Energia a costi contenuti».

█▌«Gli industriali per il nucleare»,

si allarma sulla "dipendenza dal greggio", si richiama alle necessità dell'industria, sviluppo tecnologico ed economico che avrebbero un futuro certo soltanto se vi sarà sicurezza nell'approvvigionamento energetico a "costi compatibili".

Si da voce al consiglio direttivo dell'Unione Industriale di Torino che ha dato mandato al presidente Giuseppe Pichetto di attivare «un'organica azione di chiarimento nei confronti dell'opinione pubblica' su un argomento troppo spesso strumentalizzato».

In altre parole, gli imprenditori torinesi chiedono che «sul problema energetico non si alzino inutili polveroni». Ovvio che per "energia del presente" e ancor più del futuro si debba intendere quella nucleare. Questa è la consistenza con cui gli imprenditori credono di poter arginare ciò che ha scatenato Chernobyl solo un anno prima e le mobilitazioni che da lì a pochi mesi porteranno all'ineluttabilità di quel formidabile risultato referendario.

Si chiamano in causa e si propongono disperatamente i maggiori responsabili dell'industria francese (J. C. Achille), tedesca (H. Kramer). inglese (M. Vogel), il commissario della Cee per l'Energia Nicolas Mosar e il direttore di ricerca e sviluppo dell'agenzia internazionale per l'energia dell'Ocse, Pietro Caprioglio. Ne emergono indicazioni in parte note: nei dieci Paesi della Cee il nucleare è diventato la seconda fonte energetica dopo i combustibili fossili, dove l'impiego del petrolio rappresenterebbe soltanto un'infima percentuale del totale.

Poi si arriva al solito terrorismo:
"Se togliamo dallo scenario energetico il nucleare l'Italia rischia grosso".... Il presidente del comitato di studio della Confindustria per la ricerca e lo sviluppo, Carlo Eugenio Rossi, aggiunge: «Con grande preoccupazione si è assistito negli ultimi anni ad un notevole aumento delle importazioni di energia elettrica che ormai si avvicinano ad essere pari a più della metà della produzione idroelettrica nazionale: Il nucleare permetterebbe di contenere il deficit a costi bassi e costanti. Punto critico, la sicurezza.
»

Il prof. Luigi Gonella del Politecnico il quale invita «a non fare di ogni erba una Cernobil». Spiega: «i reattori del progetto unificato nucleare sono dotati di un doppio contenitore a tenuta di pressione che racchiude l'intero reattore, inteso a contenere ed abbattere eventuali fuoruscite di materiale radioattivo».

Quindi un evento catastrofico livello Cernobil richiederebbe nelle centrali nostre «una concomitanza accidentale tra la fusione del nucleo e la distruzione, per cause indipendenti, del sistema di contenimento. La probabilità annua che ciò avvenga è stimata a 1/100 milioni, equivalente all'inarca, a quella della caduta disastrosa di un meteorite.»

Aggiunge Gonella: «La tecnologia nucleare ha compiuto un sostanziale balzo in avanti in materia di sicurezza e l'industria italiana è arrivata a padroneggiarla conquistandosi anche una posizione di rilievo sul mercato internazionale»...

Affermazioni intrise di capziosità tronfia, lontane anni luce dalla cronaca dei loro stessi giornali e perfin anche dalle previsioni statistiche, da barzelletta, se si guarda alla quotidianità endemica della più colabrodesca delle "tecnologie".

Per ironia della sorte o per malignità della cronaca, quasi come da un'irriverente beffa redazionale, a pochi cm dalla cronaca dell'Unione Industriale di Torino, lo stesso giornale riportava un evento inquietante che oggi, in era internet, avrebbe già fatto il giro del mondo in tutte le lingue del pianeta:

█▌Al Politecnico uranio radioattivo. Le barre furono acquistate negli Anni 60 per alimentare il «reattoduo» dell'Ateneo.

In un sotterraneo, da oltre vent'anni, due quintali di materiale fissile - Quando l'impianto è stato disattivato sono rimaste chiuse in un armadio blindato - Ora l'Enea le trasferirà in un'altra sede. Al Politecnico se ne parla con un certo imbarazzo. Non fa piacere ammettere che in un sotterraneo dell'edificio sono conservati, da oltre vent'anni, circa due quintali di uranio radioattivo.

Possibile che il materiale sia rimasto lì per tanto tempo, potenziale fonte di pericolo per «fughe» o incidenti? Perché non s'è provveduto a trasferire le barre di uranio in altre sedi, più sicure e attrezzate?

«Calma» — suggerisce 11 direttore del dipartimento di Energetica, prof. Paolo Anglesio, che ha ereditato dall'85 l'ingombrante deposito —, «noi non vogliamo né allarmare né minimizzare, ma soltanto chiarire alcuni punti. Va detto subito che non c'è alcun motivo per preoccuparsi, le misure di sicurezza ci tranquillizzano» .

Va bene, ma perché e quando sono finite al Politecnico le barre di materiale radioattivo? Il docente estrae da una cartellina alcuni fogli dattiloscritti e ricostruisce la storia del mini impianto nucleare installato, a scopo didattico, nel sotterraneo dell'edificio in corso Duca degli Abruzzi. Per seguirne le vicende è necessario un tuffo nel passato. Siamo all'inizio degli Anni Sessanta, tempo di boom economico e di fervore per l'energia atomica.

Nel vari atenei è un ribollire di studi ed esperimenti per colmare ritardi e inserire anche il nostro Paese sulla strada dell'energia nucleare, in alternativa alle tradizionali fonti non rinnovabili. S'attrezza anche il nostro Politecnico, su iniziativa del prof. Cesare Codegone, un'autorità nel settore. Per preparare i giovani, chiede e ottiene l'installazione di un piccolo impianto (battezzato il «reattorino») e il materiale per alimentarlo. Si tratta d'uranio, acquistato per 19 milioni (valore Anni Sessanta), le cui barre vengono imprigionate in due armadi, posti nella stanza in cemento armato di un sotterraneo, cui si accede da una porta blindata. Il «reattorino» è una grossa «pentola», diametro di 2 metri, alta 4. Può sprigionare piccole quantità d'energia.

Per il Politecnico l'impianto è un fiore all'occhiello, gli studenti considerano un privilegio riuscire ad esercitarsi nel laboratorio.

Ma l'entusiasmo iniziale s'attenua nel tempo, e nei primi Anni Settanta i docenti decidono di mettere in quarantena il «reattorino».

Le barre di materiale fissile vengono rinchiuse negli armadi.

Problema risolto? Tutt'altro.

Qualcuno, ammettono al Poli, avrebbe dovuto liberare subito i locali dall'indesiderato ospite e dall'acqua «inquinata» servita per il raffreddamento del combustibile durante le prove.
Non mancano i contatti con vari enti, ma materiale e acqua rimangono al solito posto per oltre dieci anni.

Il disastro di Cernobil, oltre alla «nube», alla paura e alle polemiche sul nucleare, ha l'effetto di portare all'attenzione degli amministratori dell'ateneo l'Ingombrante presenza del materiale radioattivo.

Si prende contatto con i tecnici dell'Enea per risolvere un primo problema: dove scaricare l'acqua contaminata.

Gli stessi dicono che il liquido non ha consistenti tracce di radioattività e può essere immesso nelle fogne.

Scarico avvenuto lo scorso autunno. E l'uranio? «Le barre lasceranno il Politecnico al più presto — rivela il prof. Anglesio —. l'Enea s'è dichiarato disponibile a trasferirle in una sede propria.

E' una misura precauzionale, anche se i livelli di radioattività accertati periodicamente nei locali del reattorino sono bassissimi».

Ma perché non s'è provveduto prima a spostare le barre?

«Era preferibile intervenire prima, anche se pericoli non sono mai esistiti. Verso il nucleare ora c'è una sensibilità morbosa, parossistica, che la maggior parte di noi docenti non condivide, ma di cui prende atto.»

  Questa è la crema della formazione e della ricerca "scientifica" italiana che temeva di perder denari e sovvenzioni dopo il referendum....

Un anno dopo, nel 1988, e quindi pochi mesi dopo il referendum troviamo questa notizia sempre targata Bruxelles:


 

Il Parlamento europeo approva una delibera sul rilancio della ricerca "scientifica"nei Paesi Cee.
"AL CENTRO DI ISPRA 1500 MILIARDI"

Si tratta di una delibera del Consiglio dei ministri della Cee che "riorganizza, rilancia e rifinanzia il Centro Comune di Ricerca" per cinque anni. E ci fa capire e comprendere che, nonostante il referendum, la vicenda nucleare in Italia si ripropone in nome del cosiddetto «nucleare pulito».

Riporta sempre STAMPA SERA:
Di questo «Centro» — costituito subito dopo la firma dei trattati di Roma del 1957 — fanno parte quattro «centri nazionali»: quello di Ispra, il più importante, in Italia; Petten in Olanda, Geel in Belgio e Karsruhe in Germania.

Il Centro di Ispra, dove lavora la stragrande maggioranza delle 2260 persone, la cui operazione sarà ora garantita per i prossimi cinque anni, operava fino ad ora per lo più nella ricerca della fissione nucleare.

Ora il lavoro sarà invece orientato anche verso altri settori, come la radioprotezione, la tutela dell'ambiente, la scienza e la tecnologia dei materiali avanzati, le norme tecniche e i metodi di misurazione dei materiali di riferimento, ancora la fissione nucleare ma limitatamente alla sua sicurezza e alla gestione dei residui radioattivi, l'avvio delle ricerche sulla fusione termonucleare controllata che sarà il nucleare «pulito» del dopo il 2000 ed infine lavori anche per conto terzi (industrie private ed enti pubblici).

In totale vengono stanziati, per cinque anni, 998 milioni di Ecu, pari a 1500 miliardi di lire italiane.

Nella discussione in aula a Strasburgo della risoluzione Cee, che poi è stata approvata, è intervenuto l'euro-parlamentare piemontese Mauro Chiabrando (è di Pinerolo) che, dopo aver già fatto parte del gruppo di lavoro sul rilancio e il finanziamento dei Centri di ricerche, a nome del Partito Popolare Europeo ha salutato con grande soddisfazione «la fine di un lungo e triste periodo di crisi di questo importante strumento della Comunità: crisi, scarsa operatività e quindi spreco di pubbliche risorse che avevano indotto taluni ambienti a pronunciare pesanti giudizi fino ad ipotizzare la chiusura dei Centri di ricerche».

«Noi non abbiamo mai condiviso — ha affermato l'on. Chiabrando — questo modo di affrontare il problema che consideravamo una fuga di fronte alle responsabilità che incidono sulle istituzioni comunitarie e la rinuncia ad un grande capitale scientifico, di esperienze professionali, di attrezzature che si era accumulato da quando i Centri di Ricerche erano stati costituiti». L'on. Chiabrando ha sottolineato come il nuovo programma pluriennale potrà dare largo respiro ai progetti di ricerca di Ispra con l'augurio che si avvii una sorta di attività di ricerca anche per conto terzi. L'apertura del centro a questa nuova esperienza deve però rimanere limitata alla necessità di inserire il Centro stesso nelle realtà scientifiche comunitarie e non spingersi oltre: vi sono infatti preoccupazioni, da parte di alcuni Paesi membri, che vedono questa apertura come la sola vocazione futura, una sorta di «privatizzazione». Il Centro dovrà invece rimanere, sostanzialmente, un organismo comunitario sovranazionale, finanziato da fondi pubblici, per una ricerca pubblica al servizio di tutta la collettività, una specie di «polo europeo» della ricerca a fronte degli Stati Uniti, del Giappone e dell'Unione Sovietica.
 

█▌ Gli effetti del Referendum si fanno sentire già pochi giorni dopo quando i tempi di dismissione della centrale di Montalto, tra scandali e polemiche, mostrano tutta la loro accelerazione. Va osservato come l'ENEL non abbia mai riconosciuto il verdetto del voto di milioni di italiani e spesso tornerà alla carica a più livelli ma ripiegando sui business all'estero. Ma tra crisi di governo frequentissime e spaccature politiche accentuatesi dopo Chernobyl il piano di dismissione che condurrà al blocco definitivo per oltre un ventennio dei piani nucleari diverrà inesorabile fino agli scandali di Tangentopoli che scoperchieranno anche le pentole vetuste del nucleare come illustrato nel Volume n.9.

 

24 anni dopo politica & affari ritorneranno alla carica formalmente con i governi Berlusconi riaccendendo conflitti che apparivano lontani, tra provvedimenti in "sordina" e spinte anche frettolose volte a sondare il terreno...

Il primo grande segnale lo si ha nel 2003 con la rivolta di Scanzano Ionico dove il Governo Berlusconi decise di localizzare il «cimitero» delle scorie nucleari e radioattive sparse per il Paese. Blocchi, barricate e presidi spaccarono in due l'Italia.

La mobilitazione di tutti i lucani, culminata nella grande manifestazione ribattezzata «la marcia dei centomila», obbligò il Parlamento a cancellare il nome di Scanzano Jonico nella conversione in legge del decreto.

La vicenda del Deposito Nazionale, in realtà, non rappresentava solo un provvedimento volto a risolvere il lascito disastroso della precedente esperienza nucleare in fatto di scorie radioattive. Essa era il primo passo formale e concreto della "Seconda Repubblica" nella riapertura dei programmi nucleari. Infatti dopo una momentanea "quiete".. il governo Berlusconi tornerà sul nucleare già nel 2004 e successivamente con il Piano Scajola.

Nel frattempo le nuove generazioni, anche di politici e politicanti, mostrano tutta la scarsità di memoria e nel Paese si riapre un dibattito fatto di discorsi vecchi, intrisi di banalità produttivistiche, identiche, perfin nelle virgole, a quelle delle cronache filo-confindustriali degli anni 80.

È in questo difficile clima che rinasce il nuovo movimento antinucleare e le sinistre con i DS-PD... che adottano le stesse ambiguità di quasi un trentennio prima. Il PD torna a ribollire di nuclearisti, "possibilisti", di tanto in tanto "scappadibocca" qualche posizione che trova eco e polemiche sui giornali e TV ed anche Internet.
La posizione del PD sul "nuovo nucleare" diviene apparentemente critica di Berlusconi nella forma ed apologetico-inciucista nella sostanza.
Riassistiamo ai teatrini pre-Chernobyl dove localmente si schiera con le proteste, a livello nazionale ci si astiene o si inciucia con Berlusconi e a Livello Europeo si votano in sordina tutti i provvedimenti nucleari coperti, spesso, da un silenzio stampa che deve fare i conti con l'era di Internet.

█▌ Il primo grande FATTO, omertato come MAI prima dalla stampa e da tutti i media, avviene a Strasburgo il 25 Novembre del 2009.

Siamo alla vigilia del Vertice Mondiale di Copenhagen sul Clima. La nuova veste del nuclearismo si spaccia e si impone come soluzione "verde" e come alternativa "pulita" ai combustibili fossili.

La vicenda sul voto "filonucleare" al Parlamento Europeo è nata da una pubblica interrogazione della Rete "Sortir du nucléaire" (non una piccola associazione localista ma un grande network antinucleare francese ed Europeo) rivolta alla direzione nazionale dei Verdi Francesi di "Europe écologie".

Nel Comunicato stampa, datato 1 Dicembre 2009, ripreso ovunque in Francia soprattutto fra i media ambientalisti (e NON solo...), "Sortir du nucléaire" chiedeva pubblicamente conto agli europarlamentari verdi del perché di tale voto che conteneva un emendamento IN FAVORE DEL NUCLEARE.

Giustamente, a "Sortir Du Nucleaire" non interessava il percorso, l'iter..., i mal di pancia e i "distinguo"... e poneva l'attenzione sul voto generale, conclusivo. Insomma... quello che conta... ! Infatti riportavano anche link al testo (quello vero... del 25... ed ovviamente ai votanti del voto generale del 25).

RNA ha prontamente rilanciato questo documento e poi lo ha anche tradotto. Cosa che nessun altro ha fatto.

La notizia inizia quindi a circolare su internet anche in Italia e subito emerge che oltre ai francesi risultavano aver votato a favore ANCHE alcuni nomi "eccellenti" italiani.

Gli "alcuni" nomi diventano presto una lista che riguarda pressoché la totalità degli euro deputati italiani: Forza Italia, PD e perfino quelli dell'IDV. fra questi spiccano anche i nomi di molti "renziano-rottamatori" di oggi.

Apriti cielo... tra quei nomi c'era qualche innominabile caro ai grillini : "E' tutto falso", "vi siete inventati tutto"... addirittura i grandi pretesi "tutori" dell'informazione "corretta" e "dal basso"... hanno negato per mesi l'esistenza dell'emendamento sul nucleare e successivamente che esistesse un voto generale sul 25 novembre (ed ancora oggi fanno finta che non sia mai esistito... magari facendo scomparire ogni traccia).

E mentre in Francia arrivava una risposta piu' o meno diretta all'interrogazione di "Sortir du nucléaire" dove "Europe écologie" ammetteva di aver votato IL TESTO DEFINITIVO di Strasburgo, assumendosi le proprie responsabilità su di una scelta probabilmente dettata da valutazioni sul complesso della risoluzione europea, su cui si può dissentire o meno, in Italia si scatenava il negazionismo farabutto del popolo più violaceo e soprano della rete. Un atteggiamento che evocava le infamie di sbirro berlingueriana memoria mentre l'attivismo più legato al PD preferiva la strategia opportunistica (quanto comunque vigliacca) del silenzio.

Emerge INFATTI che i verdi Francesi si sono spaccati sul voto finale (José BOVÉ, Michail TREMOPOULOS si sono astenuti in dissenso con la scelta del Partito...) Bairbre de Brún che rappresenta una componente ROSSO-VERDE all'interno del parlamento europeo, sostenuta anche dallo Sinn Féin... ha dichiarato l'astensione dalla risoluzione Europea in quanto contiene emendamento filo nucleare:

The Confederal Group of the European United Left / Nordic Green Left (GUE/NGL) abstained from voting on the resolution because the adopted text acknowledges nuclear energy as part of the EU's energy mix in the medium term. "As a group we cannot allow the nuclear lobby to be the winners in Copenhagen" MEP Bairbre de Brún said:

Sopra: Il video con la conferenza stampa dello Sinn Féin sul voto nuclearista di Strasburgo diffuso in tutta Italia da RNA in occasione dei Chernobyl Days del 2010.
Fra le poche eccezioni che hanno infranto il muro mafioso ed omertoso sulla vicenda di Strasburgo del 25 Novembre 2009, oltre ad RNA, vi è la testimonianza di Carlo Vulpio che invitiamo a leggere:

L'Italia ringrazierà per sempre i suoi 57 italianuzzi (+ 7 furbi astenuti e/o assenti) che a Strasburgo hanno votato a favore della suppostina nucleare “nascosta” nella risoluzione europea sui cambiamenti climatici .

... e molto tempo dopo perfino il Giornale di Berlusconi ricorse alla vicenda ma per farne operazione speculativa da un'ottica tipicamente di DESTRA a pochi giorni dal referendum del 2011 senza neppure entrare tanto nel merito dei Fatti:

«De Magistris e la banda dei furbetti del nucleare
Dal neosindaco di Napoli alla Serracchiani, dalla Toia a Vattimo: ora sostengono il "sì", ma nel
2009 a Bruxelles votarono a favore della costruzione di reattori in Europa
»



█▌ La vicenda del 25 Novembre 2009 fu importante perché fece da apripista ad una LINEA DI CONDOTTA europea che troverà coerente conferma negli anni successivi.

Nonostante il referendum del 2011 e l'ennesima catastrofe di Fukushima, molte
grandi firme, con poche eccezioni, che per ragioni di BOTTEGA OSCURA avevano, seppur all'ultim'ora, sostenuto il verdetto antinucleare italiano trovano puntualmente il modo di esprimere le ragioni della loro esistenza politica, ancora una volta a Bruxelles, nel Dicembre 2011 e nell'Aprile del 2012:

NUCLEARE - PARLAMENTO EUROPEO - IL PIU' GRANDE STANZIAMENTO ALLE LOBBY NUCLEARI DI TUTTI I TEMPI - ECCO COME HANNO VOTATO GLI ITALIANI del 13 Dicembre 2011:

Bruxelles, 20.4.2012 - COM(2012) 184 final - Ancora una volta RNA resta unica e sola a darne notizia in Italia.




Revision of the multiannual financial framework to address additional financing needs of the ITER project
http://www.votewatch.eu/en/revision-of-the-multiannual-financial-framework-to-address-additional-financing-needs-of-the-iter-pr.html

 Resta quindi comprensibile ed accertabile perché, nonostante il referendum del 2011, lobby e botteghe della politica NON aspetteranno altri 25 anni prima di tornare alla carica sul nucleare e le ragioni sono anche documentate qui.
 


 

★ RNA È l'UNICA realtà che coniuga resistenza ambientalista Contro le produttività NOCIVE con la messa in discussione del modello di produzione borghese e dei rapporti di forza Capitale-Salario. ★ Dal 24 Settembre 2009: Questo è il taglio e la motivazione RIGIDA e COERENTE che DETERMINA ogni nostra "AZIONE", scelta di Priorità, pubblicazione, "condivisione" o presa di posizione.

“A Nuclear Accident Anywhere Is A Nuclear Accident Everywhere”

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Altri Articoli

Cover:

Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO" - Vol. 10 - La politica energetica del PD fino al dopo Fukushima, i referendum e il comportamento ultranuclearista a Strasburgo.
Il ruolo avuto fino alla vigilia del Referendum del 2011 ed anche dopo.
I voti nuclearisti al Parlamento Europeo e la politica di devastazione ambientale fino a Renzi

Presentazione:

 

Thorium Military Proliferation in
Italy - The Map. (english)

di Massimo Greco:

Tutto quello che i fanatici supporters del Business nucleare al torio non vi diranno mai.
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Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO"
Vol. 1 - Intro


Documenti, radici di una cultura industriale. Nomi, Fatti e Fonti inoppugnabili per capire responsabilità, ruoli e scelte che si RIpercuotono sulle Nostre vite di oggi. 10 Volumi per la storia del Movimento Antinucleare in Italia e per la Storia dell'ultranuclearismo politico e istituzionale..

Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO"
Vol. 2

Nel 1975, a seguito degli ulteriori aumenti del prezzo del petrolio verificatisi nel corso dell’anno, il governo elaborò, su proposta del Ministro dell’Industria Carlo Donat-Cattin (l'ennesimo "sinistro" di area DC), il Piano Energetico Nazionale, approvato dal CIPE il 23 dicembre 1975..

Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO" - Vol. 3 - Il "Caso Ippolito"
Nell'agosto del 1963 indiscrezioni giornalistiche sollevano dubbi sulla correttezza dell'operato di Ippolito all'amministrazione del Comitato nazionale energia nucleare.
Ippolito divenne il protagonista del programma pubblico che mise in cantiere i grandi progetti delle nuove centrali elettronucleari di Trino Vercellese, Garigliano e Latina. Il Processo e la Galera.

Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO" - Vol. 4 - Il "Caso Zorzoli"
Capo della lobby filonucleare nel partito di Berlinguer - Ritratto di Giambattista Zorzoli, 60 anni, docente al Politecnico di Milano, ex responsabile del settore energia del PCI ed ex consigliere d' amministrazione dell' ENEL; arrestato per concussione nell' ambito dell' inchiesta sugli appalti per le centrali ENEL.

Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO" - Vol. 5 - Il "PEN" Piano Energetico Naz. del 1981 e il caso ENEL.
Nel 1981 si ha l'approvazione del PEN - Piano energetico Nazionale. Il PCI vi votò a favore e contribuì anche alla sua scrittura attraverso emendamenti che furono accolti dalla maggioranza democristiana. D'altra parte la partecipazione compromissoria all'interno delle Partecipazioni Statali era un dato di fatto consolidato da tempo..

Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO" - Vol. 6 - Anni '80 - Le mani in pasta.
Dopo i vari "casi" d o c u m e n t a t i e le fasi degli anni 70 e primi anni 80 come il PEN, Piano Energetico Nazionale, del 1981, giungiamo all' "Era del Fare"...

Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO" - Vol. 7 - Anni '80 - La centrale "di sinistra".
TORINO - E' nata tra le cariche della polizia la prima centrale nucleare di sinistra,in una fredda giornata di gennaio che la giunta della Regione Piemonte (Pci-Psi-Psdi) non dimenticherà facilmente.

Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO" - Vol. 8 - UN AFFARE DA 4.300 MILIARDI
TORINO - Dopo gli scontri con la polizia, le polemiche, anche all'interno delle forze politiche e sindacali che pure si erano schierate a favore: la centrale nucleare di Trino Vercellese si sta trasformando in un boomerang per la giunta di sinistra e per tutto il consiglio regionale che ha approvato a grande maggioranza la realizzazione..

Il "NUCLEARE BERLINGUERIANO" - Vol. 9 - Dopo gli anni 90 tra berlusconismo e trame nere della
"nuova sinistra"..

La ripresa del piano energetico nucleare, il ruolo di Prodi gli affari di lega coop e le nuove politiche del "FARE". 
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3 Anni fa l'Italia diceva ancora NO al nucleare. Perché NON è finita.
di Daniele Rovai:

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2013 - European Parlament - Energy roadmap 2050, a future with energy
Watch, Read... and LEARN in 22 different languages. You have NOT the right to say "I don't know"... I don't undestand".

http://www.votewatch.eu/en/energy-roadmap-2050-motion-for-a-resolution-paragraph-32-2.html#/##vote-tabs-list-2

Text of the resolution here:
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=REPORT&reference=A7-2013-0035&language=EN

ANSALDO ed AREVA SI AGGIUDICANO IL SUPER APPALTO NUCLEARE DEL MYRRHA PROJECT.
La commessa, dal valore di 24 milioni di euro, riguarda il reattore sperimentale Myrrha (Multipurpose Hybrid Research Reactor for High-tech Applications), in fase di sviluppo al Centre d'étude de l'energie nucléaire (Sck-Cen) belga di Mol (vicino ad Anversa). Oltre ad Ansaldo Nucleare, il consorzio vincitore comprende il colosso francese Areva e il gruppo spagnolo Empresarios Agrupados. -

MITI avariati della cultura "di sinistra":

La Promotrice e PRIMA FIRMATARIA del
Manifesto POLITICO degli scienziati che
 si dimenavano per il ritorno del nucleare.

 

NUCLEARE ci riprovano. Il Ministro Clini
nuovamente al Corriere della Sera.
Ecco la risposta del Ministro per l’Ambiente, Corrado Clini, alla domanda di Roberto Bagnoli sulla posizione del nuovo governo in merito al nucleare pubblicata nel Dossier Innovazione del Corriere della Sera il 12 dicembre (ma sul sito del Corriere risulta già la data del 9).

Ecco a voi la prima uscita "pubblica" di
Zichichi appena fu nominato assessore regionale dal governatore Crocetta del
PD in Sicilia:

La puntualità di ZANONATO.
Guarda le recensioni di ANSA,
Il fatto Quotidiano e ADNKRONOS:

NUCLEARE Progetto ITER -
Voto Parlamento Europeo.
Chi ha votato contro e chi a favore.

Il 13 Dicembre 2011 l'Assemblea di Strasburgo con una maggioranza di 581 voti, 102 voti contrari e 16 astensioni dava il via libera al finanziamento del valore di 1,3 miliardi di euro per la ricerca sulla fusione nucleare del progetto Iter, nel periodo 2012-2013:

PICCISTI DI IERI, PIDDINI DI OGGI,
PER CHIUDERE IN BELLEZZA:

LE PARABOLE NUCLEARISTE
DI D'ALEMA:

 «Sono un nuclearista convinto,
trent’anni fa votai contro il referendum.
»

Fonte: Corriere del Mezzogiorno.it:

I cartelli degli ambientalisti - D’Alema ieri ha affrontato l’argomento mentre in sala due ambientalisti mostravano cartelli contro la centrale di Cerano e gli impianti a biodiesel.

Nel mirino sono finiti Nichi Vendola e Paride De Masi, quest’ultimo è il proprietario di Italgest al centro di roventi polemiche per la realizzazione di alcu­ne centrali a biomasse in Salento, considerato molto vicino proprio a Massimo D’Alema.
Lui, l’ex premier, ha guardato i cartelli ma non li ha commentati.
Poi ha ricordato quando trent’anni fa, come segretario regionale del Pci, affrontò la folla inferocita di Avetrana, la località in provincia di Taranto che fu scelta dal Governo dell’epoca per ospitare una centrale nucleare.
«I partiti che erano al Governo proposero il referendum, io ero contrario e facevo parte di quella minoranza che votò contro», ha affermato.
E ancora:
«Mi recai ad Avetrana, un territorio dove hanno fatto di certo più danni le case abusive. Fu un grave errore 30 anni fa dire no al nucleare perchè il nostro paese venne tagliato fuori dalla ricerca. Oggi in Italia si produce energia con il gas ed i costi sono elevatissimi»
.

IL NUCLEARISMO "GOBBO"
DEL GOVERNO PRODI

Ancora dal Corriere della sera:

 «D' Alema: il nucleare non è più un tabù E i francesi si muovono»

16 Novembre 2007 - «L’ argomento è delicato, ma questo governo è impegnato a recuperare il tempo perduto e intende rilanciare la ricerca sul nucleare».

Per il vicepremier Massimo D’ Alema la partita su questo fronte, tanto controverso e a vent’ anni dal referendum che ne ha sancito l’ abbandono, è tutt’ altro che chiusa.

E ancora:

11/10/2007

D'ALEMA: SÌ ALL'ENERGIA NUCLEARE. MA SOLO ALL'ESTERO

Per il vicepremier il "revival" del nucleare permetterà di contrastare l'emergenza climatica. In Italia, però, "non è all'ordine del giorno"...

Dal Consiglio degli affari mondiali indiano, a New Delhi, il vicepremier e ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha speso parole di apertura nei confronti dell'energia nucleare, quale possibile soluzione all'emergenza ambientale.

D'Alema è arrivato a pronosticare per le centrali a fissione un vero e proprio “revival”, così come dimostra l'accordo tra l'India e gli Stati Uniti. Il problema sarà solo a livello di sicurezza. Solo con “l’introduzione di nuove tecnologie”, ha spiegato il ministro, si eviterà che da questa svolta si “possa generare un catena di problemi di sicurezza”.

Fonte: VIRGILIO NOTIZIE

E Oggi:

I ministri di Renzi: all'Ambiente il 'nuclearista' Galletti.

Fonte: International Business Time

Proveniente dall'Udc, nel 2010 fu candidato del partito di Cesa e Casini alla poltrona di governatore dell'Emilia-Romagna.

Durante la campagna elettorale (siamo nel periodo pre Fukushima, a un anno dai referendum del giugno 2011) Galletti apre al nucleare "nel nostro giardino", inteso come Emilia-Romagna. "Quando ci sarà un piano che dimostrerà che ci sono siti più sicuri e più convenienti di altri, a quel punto se uno di questi siti fosse in Emilia-Romagna io mi assumo la mia responsabilità: dico sì - dichiara nel marzo 2010 a Radio Città del Capo - Se noi continuiamo con i personalismi (tutto va bene l'importante è che non sia nel mio giardino), questo paese è destinato alla serie C.

Vale per il nucleare, le infrastrutture. Io non mi voglio accodare a quelli che dicono sì al nucleare ma a casa d'altri".