Fusione nucleare: 30.000 tonnellate di rifiuti radioattivi

"Energia illimitata": un motto Fuorviante - Tribolazioni al trizio - Radiazioni e scorie radioattive dalla fusione nucleare - Un mondo di acqua da sprecare - L'impatto di ITER - 30.000 tonnellate di rifiuti radioattivi - Il Danno al neutrone.

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ITER è una vetrina ... per gli inconvenienti dell'energia da fusione nucleare.

Di Daniel Jassby
Edizione italiana (March 2018)

 

Un anno fa, ho scritto una critica della fusione come fonte di energia, intitolata "I reattori a fusione nucleare: NULLA di ciò che vogliono farci credere" (Fusion reactors: Not what they’re cracked up to be).

Questo articolo ha suscitato molto interesse, a giudicare dagli oltre 100 commenti generati dai lettori. Di conseguenza, mi è stato chiesto di scrivere un seguito e quindi la conversazione continua con i lettori del Bulletin of the Atomic Scientists.

Ma prima, un po 'di storia, a beneficio di quanti si stanno appena accostando a questa discussione...

Sono un fisico ricercatore, che ha lavorato su esperimenti di fusione nucleare per 25 anni al Princeton Plasma Physics Lab (http://www.pppl.gov/) nel New Jersey. I miei interessi di ricerca riguardavano la fisica del plasma e la produzione di neutroni legati alla ricerca e allo sviluppo dell'energia da fusione. Ora che sono in pensione ho iniziato a guardare più spassionatamente a tutta l'impresa della fusione, e sento che un reattore di fusione commerciale funzionante, quotidianamente, potrebbe causare più problemi di quanti ne risolverebbe.

Quindi mi sento obbligato a dissipare parte dell'iperbole geek-whiz che è sorta intorno alla fusione nucleare, che è stata regolarmente annunciata come la "perfetta" fonte di energia e propagandata troppo spesso come soluzione magica per i problemi energetici del mondo.

Il saggio dello scorso anno ha dimostrato che le caratteristiche proclamate in continuazione sulla perfezione energetica (di solito "inesauribili, economiche, pulite, sicure e prive di radiazioni") sono tutte sfatate da dure realtà - e che un reattore a fusione sarebbe in realtà più vicino al contrario di una fonte di energia ideale.

Ma quella discussione coinvolse in gran parte i tipici inconvenienti dei reattori a fusione, a livello concettuale, i cui sostenitori continuano a insistere che in qualche modo, un giorno, saranno sormontati.

Ora, tuttavia, siamo ad un punto in cui, per la prima volta, possiamo indagare su un prototipo di reattore a fusione nel mondo reale: il reattore sperimentale termonucleare internazionale - l'International Thermonuclear Experimental Reactor (https://www.iter.org/proj/inafewlines#4) (ITER), in costruzione a Cadarache, in Francia. Anche se il funzionamento effettivo è ancora lontano anni, il progetto ITER è sufficientemente avanzato da poterlo esaminare come un caso di prova per il design a forma di ciambella noto come tokamak: l'approccio più promettente per ottenere energia da fusione, terrestre, basata sul confinamento magnetico.

Nel dicembre 2017, la direzione del progetto ITER ha annunciato che il 50% delle attività di costruzione era stato completato. Questo importante traguardo offre una notevole fiducia sull'eventuale completamento di quella che sarà l'unica installazione sulla Terra che assomigli remotamente a quello che dovrebbe essere, praticamente, un reattore a fusione.

Come riporta il New York Times (https://www.nytimes.com/2017/03/27/science/fusion-power-plant-iter-france.html e qui: https://www.nytimes.com/2017/03/27/science/fusion-power-plant-iter-france.html), questa struttura "è stata costruita per testare un sogno da lungo tempo: quella fusione nucleare, la reazione atomica che avviene nel sole e nelle bombe all'idrogeno, può essere controllata per generare energia".

I fisici del plasma considerano ITER il primo dispositivo di confinamento magnetico in grado di dimostrare un "burning plasma", dove il riscaldamento di particelle alfa generate nelle reazioni da fusione è il mezzo dominante per mantenere la temperatura del plasma.

Questa condizione richiede che la potenza di fusione sia almeno cinque volte la potenza di riscaldamento esterna applicata al plasma. Anche se nessuna di queste energie da fusione sarà effettivamente convertita in energia elettrica, il progetto ITER è principalmente pubblicizzato come un passo fondamentale lungo la strada verso una pratica centrale elettrica a fusione, ed è questa affermazione che sarà, qui, oggetto della nostra preoccupazione.

Vediamo cosa si può dedurre su alcuni inconvenienti, probabilmente irrimediabili, delle strutture di fusione osservando l'impegno ITER, concentrandoci su quattro aree: consumo di elettricità, perdite di combustibile al trizio, attivazione di neutroni e domanda di raffreddamento. La struttura fisica di questo progetto da 20 a 30 miliardi di dollari viene visualizzata nella foto qui sotto.

Un motto fuorviante.

Sul sito di ITER si è accolti dal proclama "Energia illimitata", che è anche il grido di battaglia degli entusiasti della fusione in tutto il mondo. L'ironia di questo slogan è apparentemente persa fra gli addetti ai lavori e non sospettata dal pubblico. Ma chiunque abbia seguito la costruzione del sito ITER negli ultimi cinque anni - ed è facilmente seguito da fotografie dettagliate e descrizioni sul sito web del progetto - sarebbe rimasto colpito dall'enorme quantità di energia investita.

Il sito Web si vanta implicitamente di questo massiccio investimento energetico, raffigurante ognuno dei sottosistemi ITER come il più stupendo nel suo genere. Ad esempio, il criostato, per il raffreddamento ad elio liquido, è il più grande recipiente sottovuoto in acciaio inossidabile del mondo, mentre il tokamak stesso peserà fino a tre torri Eiffel. Il peso totale della struttura centrale di ITER è di circa 400.000 tonnellate, di cui le componenti più pesanti sono 340.000 tonnellate per le fondazioni e gli edifici del complesso tokamak e 23.000 tonnellate per il tokamak stesso.

Ma i richiami dovrebbero essere angoscianti piuttosto che estasianti, perché il più grande, e il "più grande" significa grande esborso di capitale e grandi investimenti energetici, dovrebbe apparire sul lato negativo del libro mastro della contabilità energetica. E questa energia è stata in gran parte fornita dai combustibili fossili, lasciando un'impronta di carbonio enormemente insondabile per la preparazione del sito e la costruzione di tutte le strutture di supporto, così come il reattore stesso.

Nel sito del reattore, le macchine a combustibili fossili scavano enormi volumi di terra fino a una profondità di 20 metri e producono e installano innumerevoli tonnellate di cemento. Alcuni dei più grandi camion al mondo (alimentati da combustibili fossili) trasportano componenti del reattore gigantesco al sito di assemblaggio. I combustibili fossili vengono bruciati nell'estrazione, nel trasporto e nella raffinazione delle materie prime necessarie per realizzare i componenti del reattore a fusione ed anche nel processo di fabbricazione stesso.

Ci si potrebbe chiedere come mai l'energia spesa potrebbe essere restituita, e ovviamente non lo sarà. Ma l'incarnazione molto visibile dell'infinito investimento di energie rappresenta solo il primo componente dell'ironica "Energia illimitata".

Adiacente a questi edifici c'è un piazzale di smistamento elettrico di 10 acri con sottostazioni massicce che gestiscono fino a 600 megawatt di elettricità, o MW (e), dalla rete elettrica regionale, che è sufficiente a fornire una città di medie dimensioni. Questo potenza sarà necessaria come input per fornire le esigenze operative di ITER; nessuna energia fluirà mai verso l'esterno, perché la costruzione interna di ITER rende impossibile convertire il calore di fusione in elettricità. Ricordate che ITER è una struttura di test progettata esclusivamente per mostrare la prova del concetto di come gli ingegneri possano imitare i meccanismi interni del sole per unire gli atomi insieme nel mondo reale in modo controllato; ITER non è destinato a generare elettricità.

La sottostazione elettrica suggerisce la grande quantità di energia che verrà spesa per il funzionamento del progetto ITER, come in effetti di ogni grande impianto di fusione.

Come sottolineato nella mia precedente storia pubblicata sul Bulletin (https://thebulletin.org/fusion-reactors-not-what-they’re-cracked-be10699), i reattori a fusione e le strutture sperimentali devono ospitare due classi di scarichi di energia elettrica: in primo luogo, una serie di sistemi ausiliari di drenaggio essenziali come criostati, sistemi di compressione e aspirazione e riscaldamento degli edifici, ventilazione e raffreddamento devono essere mantenuti in costante attività, anche quando il plasma di fusione è dormiente.

Nel caso di ITER, il consumo di energia non interrompibile varia tra 75 e 110 MW (e), lo ha scritto JC Gascon, e i suoi coautori, nell'articolo del gennaio 2012 su Fusion Science & Technology, “Design and Key Features for the ITER Electrical Power Distribution.”

La seconda categoria di drenaggi ruota direttamente attorno al plasma stesso, il cui funzionamento è a impulsi. Per ITER, occorreranno almeno 300 MW (e) per decine di secondi per riscaldare il plasma reagente e stabilire le correnti di plasma necessarie. Durante la fase operativa di 400 secondi, saranno necessari circa 200 MW (e) per mantenere la combustione della fusione e controllare la stabilità del plasma.

Anche durante i prossimi otto anni di costruzione di impianti e shakedown, il consumo energetico in loco avrà una media di almeno 30 MW (e), aggiungendo ulteriore energia fungendo da precursore del drenaggio del sito, non interrompibile.

Ma gran parte delle informazioni sugli impieghi di energia - e le distinzioni tra la prevista generazione di calore di ITER invece che di elettricità - si sono già perse quando il progetto è stato descritto al pubblico.

Illuminazione energetica
Recentemente, il sito web New Energy Times (
http://news.newenergytimes.net/2017/10/06/the-iter-power-amplificationmyth/) ha presentato un'inchiesta ben documentata, “The ITER power amplification myth,”su come il dipartimento di comunicazione della struttura ha diffuso informazioni mal scritte sul bilanciamento elettrico ITER ed ha ingannato i mezzi di informazione.

Una tipica affermazione diffusa è che "ITER produrrà 500 megawatt di potenza in uscita con una potenza in ingresso di 50 megawatt", il che implica che entrambi i numeri si riferiscano alla potenza elettrica.

New Energy Times chiarisce che i 500 megawatt di output previsti si riferiscono alla potenza di fusione (incorporata in neutroni e alfa), che non ha nulla a che fare con l'energia elettrica. L'ingresso di 50 MW a cui si fa riferimento qui è la potenza di riscaldamento iniettata nel plasma per aiutare a sostenere la sua temperatura e corrente, ed è solo una piccola parte della potenza di ingresso elettrica complessiva al reattore. Quest'ultimo varia tra 300 e 400 MW (e), come spiegato in precedenza.

La critica tecnica del New Energy Times è essenzialmente valida e richiama l'attenzione sulla colossale potenza elettrica richiesta da qualsiasi impianto di fusione. Infatti, è sempre stato riconosciuto che è necessaria un'enorme quantità di energia per avviare qualsiasi sistema di fusione. Ma i sistemi di fusione tokamak richiedono anche centinaia di megawatt di energia elettrica per mantenerli in funzione. In una risposta apparente alle critiche del New Energy Times, il sito web di ITER ed altri suoi "outlet" o punti vendita.... come Eurofusion hanno corretto alcune dichiarazioni fuorvianti in merito al flusso di energia.

Tuttavia, vi sono problemi ben più gravi con l'operazione pubblicizzata da ITER rispetto alla fuorviante etichettatura delle potenze di input e output previsti. Mentre l'energia elettrica in ingresso di 300 MW (e) è più che indiscutibile, una questione fondamentale è se ITER produrrà 500 MW di qualsiasi cosa, una domanda che ruota intorno al combustibile vitale al trizio: la sua disponibilità, la volontà di usarlo e l'attività necessaria per ottimizzare le sue prestazioni. Altre idee sbagliate riguardano la natura effettiva del prodotto di fusione.

Tribolazioni al trizio.

Il combustibile da fusione più reattivo è una miscela 50-50 di isotopi di idrogeno deuterio e trizio; questo carburante (spesso siglato come "DT") ha un'uscita di neutroni da fusione 100 volte quella del deuterio da solo e un aumento spettacolare delle conseguenze delle radiazioni.

Il deuterio è abbondante nell'acqua ordinaria, ma non esiste una riserva naturale di trizio, un nuclide radioattivo con un'emivita di soli 12,3 anni. Il sito web di ITER afferma che il carburante trizio sarà "estratto dall'inventario globale del trizio".
Tale inventario è costituito da trizio estratto dalle acque pesanti dei reattori nucleari CANDU, situati principalmente in Ontario, Canada, e secondariamente in Corea del Sud, con una potenziale fonte futura dalla Romania.
L'attuale "inventario globale" di oggi è di circa 25 chilogrammi e aumenta di circa mezzo chilo all'anno, osserva Muyi Ni ed i suoi coautori nel loro articolo del 2013 sulla rivista "Tritium Supply Assessment for ITER", in "Ingegneria e design della fusione". l'inventario dovrebbe raggiungere il picco prima del 2030.

Mentre i fusioneers parlano disinvoltamente di fusione del deuterio e del trizio, hanno infatti intensamente paura di citare il trizio per due motivi: in primo luogo, è piuttosto radioattivo, quindi ci sono problemi di sicurezza legati al suo potenziale rilascio nell'ambiente.
In secondo luogo, è inevitabile la produzione di materiali radioattivi poiché i neutroni da fusione D-T bombardano il reattore, richiedendo una schermatura potenziata che ostacola notevolmente l'accesso per la manutenzione e l'introduzione di problemi di smaltimento dei rifiuti radioattivi.

In 65 anni di ricerche che hanno coinvolto centinaia di strutture, solo due sistemi di confinamento magnetico hanno mai utilizzato il trizio: il Tokamak Fusion Test Reactor nei miei vecchi ritrovi preferiti al Princeton Plasma Physics Lab e al Joint European Tokamak (JET) a Culham, Regno Unito, negli anni '90.

I piani attuali di ITER richiedono l'acquisizione ed il consumo di almeno 1 chilogrammo di trizio all'anno. Supponendo che il progetto ITER sia in grado di acquisire un'adeguata fornitura di trizio e sia abbastanza coraggioso da poterlo utilizzare, saranno effettivamente raggiunti 500 MW di potenza di fusione? Nessuno lo sa.

Il "Primo plasma" a ITER dovrebbe arrivare nel 2025. A questo seguiranno 10 anni relativamente deboli di assemblaggio continuo della macchina e ITER è una vetrina ... per gli inconvenienti delle operazioni periodiche al plasma di energia da fusione con idrogeno ed elio. Questi gas non producono neutroni di fusione e quindi consentono la risoluzione dei problemi di shakedown e l'ottimizzazione delle prestazioni del plasma con rischi di radiazioni minimi. Le instabilità del plasma devono essere tenute a bada per assicurare un adeguato confinamento di energia, in modo che il plasma reagente possa essere riscaldato e mantenuto ad alta temperatura. L'afflusso di atomi non idrogenici deve essere ridotto.

Il programma di ITER prevede l'uso di deuterio e trizio a partire dalla fine degli anni '30. Ma non è garantito il raggiungimento dell'obiettivo di 500 MW; la generazione di energia da fusione in grandi quantità dipende, tra le altre cose, dallo sviluppo della ricetta ottimale di iniezione di deuterio e trizio mediante pellet congelati, fasci di particelle, gas soffiato e riciclaggio. Durante la fase inevitabile della dentizione, all'inizio del 2040, è probabile che la potenza di fusione di ITER sarà solo una frazione dei 500 MW e che il trizio iniettato andrà in gran parte perso dal mancato recupero di quello bruciato (cioè fuso con il deuterio).

Le analisi sul funzionamento D-T in ITER indicano che solo il 2 percento del trizio iniettato verrà bruciato, in modo che il 98 percento del trizio iniettato uscirà incolume dal plasma reattivo. Mentre un'alta percentuale fluisce semplicemente con lo scarico del plasma, molto trizio deve essere continuamente rimosso dalle superfici del reattore, iniettori del fascio, condotte di pompaggio ed altre appendici per la lavorazione ed il riutilizzo. Durante la loro dozzina di traversie del Tritium Trail of Tears attorno al plasma, in regime di sottovuoto, rigenerazione e sistemi di alimentazione, alcuni atomi trizio saranno intrappolati permanentemente nella parete del vessel e e le componenti del reattore, e in sistemi di diagnostica e di riscaldamento del plasma.

La permeazione del trizio ad alta temperatura in molti materiali non è ancora intesa, come R. A. Causey ed i suoi collaboratori hanno spiegato in “Tritium barriers and tritium diffusion in fusion reactors” - (https://www.researchgate.net/publication/282614659_Tritium_Barriers_and_Tritium_Diffusion_in_Fusion_Reactors). La migrazione più profonda di una piccola frazione del trizio intrappolato nelle pareti e quindi tra i canali di refrigerazione liquidi e gassosi sarà imprevedibile. La maggior parte del trizio impiantato finirà per decadere, ma ci saranno inevitabili dispersioni nell'ambiente attraverso la circolazione dell'acqua di raffreddamento.

I progettisti dei futuri reattori tokamak generalmente presumono che tutto il trizio bruciato sarà sostituito assorbendo i neutroni di fusione nel litio che circonda completamente il plasma reagente. Ma anche quella fantasia ignora totalmente che il trizio è permanentemente perso nel suo giramondo attraverso i sottosistemi del reattore. Come dimostrerà ITER, l'aggregato di trizio non recuperato può competere con la quantità bruciata e può essere sostituito solo dal costoso acquisto di trizio prodotto nei reattori a fissione.

Radiazioni e scorie radioattive dalla fusione.

Come notato in precedenza, i 500 MW di energia termica da fusione previsti da ITER non sono energia elettrica. Ma i sostenitori della fusione non sono d'accordo nel dire che questo potere di fusione non è una radiazione solare benigna, ma consiste principalmente (80%) di flussi di neutroni energetici la cui unica funzione apparente in ITER è produrre enormi volumi di scorie radioattive, quando bombardano le pareti del vessel del reattore e dei suoi componenti associati.

Solo il 2 percento dei neutroni sarà intercettato da moduli di test per studiare la produzione di trizio nel litio, ma il 98 percento delle correnti di neutroni si distruggeranno semplicemente fra le pareti del reattore o nei dispositivi connessi.

Nei reattori a fissione, al massimo il 3% dell'energia di fissione si presenta sotto forma di neutroni. Ma ITER è simile ad un apparecchio elettrico che converte centinaia di megawatt di energia elettrica in flussi di neutroni. Una caratteristica peculiare dei reattori a fusione D-T è che la la preponderanza di energia termica non viene prodotta nel plasma reattivo, ma piuttosto all'interno del Vessel del reattore, di acciaio, spesso quando le correnti di neutroni si infrangono su di esso e gradualmente dissipano la loro energia. In linea di principio, questa energia di neutroni termalizzata potrebbe in qualche modo essere riconvertita in elettricità a bassissima efficienza, ma il progetto ITER ha optato per evitare di affrontare questa sfida. Questo è un compito rinviato a delusioni chiamate "reattori dimostrativi" che i sostenitori della fusione sperano di diffondere nella seconda metà del secolo.

Un inconveniente, riconosciuto da tempo, dell'energia da fusione è il danno da radiazioni di neutroni alla materia esposta, che causa gonfiore, infragilimento e affaticamento.
Succede quindi che il tempo di operatività totale, a tassi di produzione di neutroni elevati, in ITER sarà troppo piccolo per causare anche danni minori all'integrità strutturale, ma le interazioni di neutroni continueranno a creare radioattività pericolosa in tutte le componenti esposte del reattore producendo, infine, un incredibile valore di 30.000 tonnellate di rifiuti radioattivi.

Intorno al tokamak di ITER, un mostruoso cilindro di cemento di 3,5 metri di spessore, 30 metri di diametro e 30 metri di altezza chiamato bioshield impedirà ai raggi X, ai raggi gamma e ai neutroni vaganti di raggiungere il mondo esterno (http://www.iter.org)
Il vessel del reattore e i componenti non strutturali, sia all'interno che all'esterno della vessel, fino al bioshield diventeranno altamente radioattivi attivando i flussi di neutroni. I tempi di fermata per manutenzione e riparazione saranno prolungati poiché tutte le operazioni di manutenzione devono essere eseguite da apparecchiature a gestione remota.

Secondo il Financial Times (https://www.ft.com/content/6ee1ba76-b324-11e6-a37c-f4a01f1b0fa1), per il progetto sperimentale europeo congiunto 'Torus' (Joint European Torus, 'JET' ) molto più piccolo, nel Regno Unito, il volume dei rifiuti radioattivi è stimato a 3.000 metri cubi ed il costo di decommissioning supererà i 300 milioni di dollari. Questi numeri saranno sminuiti dalle 30.000 tonnellate di rifiuti radioattivi di ITER. Fortunatamente, la maggior parte di questa radioattività indotta decaderà in decenni, ma dopo 100 anni circa 6.000 tonnellate continueranno ad essere pericolosamente radioattive e richiederanno lo smaltimento in deposito, così si afferma nella sezione "Waste and Decommissioning" del Rapporto di progettazione finale di ITER.

Il trasporto periodico e lo smaltimento off-site delle componenti radioattive, nonché l'eventuale disattivazione dell'intero impianto del reattore sono compiti energetici che ampliano ulteriormente il lato negativo del registro contabile dell'energia.

Un mondo di acqua.

Saranno necessari flussi di acqua torrenziali per rimuovere il calore dal reattore di ITER, dai sistemi di riscaldamento al plasma, dai sistemi elettrici del tokamak, dagli impianti di raffreddamento criogenici e dai sistemi ad alimentazione magnetica. Compresa la generazione della fusione, il carico termico totale potrebbe arrivare a 1.000 MW, ma anche con la potenza di fusione ridotta a zero la funzione del reattore arriva a consumare fino a 500 MW (e) che alla fine diventa calore da rimuovere. ITER dimostrerà che i reattori a fusione saranno consumatori di acqua molto più esosi di qualsiasi altro tipo di generatore di energia, a causa degli enormi scarichi parassiti che si trasformano in calore aggiuntivo che deve essere dissipato sul posto. (*= Con "parassita" si intende il consumo di una parte della stessa potenza prodotta dal reattore).

L'acqua di raffreddamento verrà prelevata dal Canal de Provence formato dalla canalizzazione del fiume Durance e la maggior parte del calore verrà scaricato nell'atmosfera dalle torri di raffreddamento. Durante le operazioni di fusione, la portata combinata di tutta l'acqua di raffreddamento sarà pari a 12 metri cubi al secondo (180.000 galloni al minuto) ovvero più di un terzo della portata stessa del canale. Quel livello di flusso d'acqua può sostenere una città di 1 milione di abitanti. (Ma la domanda effettiva sull'acqua del Canale sarà solo una piccola parte di quel valore perché l'impulso di potenza di ITER sarà lungo solo 400 secondi con un massimo di 20 impulsi giornalieri, e l'acqua di raffreddamento di ITER sarà rimessa in circolazione).

Anche se ITER non produce nient'altro che neutroni, la sua portata massima di refrigerante sarà ancora circa la metà di quella di una centrale nucleare funzionante a carbone che sia operante a pieno regime e che genera 1.000 MW (e) di energia elettrica. In ITER ben 56 MW (e) di energia elettrica saranno consumati dalle pompe che fanno circolare l'acqua attraverso circa 36 chilometri di condutture nucleari.

Il funzionamento di qualsiasi impianto di fusione di grandi dimensioni, come ITER, è possibile solo in una località come la regione francese di Cadarache, dove è possibile accedere a molte reti elettriche ad alta potenza e ad un sistema di acqua fredda ad alto rendimento. Negli ultimi decenni, la grande abbondanza di flussi di acqua dolce e di acqua fredda e senza limiti nell'oceano ha reso possibile l'implementazione di un gran numero gigawatt a livello di centrali termoelettriche. In considerazione della diminuzione della disponibilità di acqua dolce e persino di acqua oceanica fredda in tutto il mondo (https://thebulletin.org/treading-water), la difficoltà di approvvigionamento di acqua per i sistemi di raffreddamento renderebbe impraticabile il futuro ampio impiego di reattori a fusione.

L'impatto di ITER.

Indipendentemente dalle performance, l'eredità di ITER più favorevole è che, come la Stazione Spaziale Internazionale, avrà creato un esempio impressionante di cooperazione internazionale decennale tra nazioni amiche e semi-ostili. I critici accusano che la collaborazione internazionale abbia notevolmente amplificato costi e tempi, ma il costo da 20 a 30 miliardi di dollari di ITER non è in contrasto con i costi di altre grandi imprese nucleari, come le centrali elettriche che sono state approvate negli ultimi anni per la costruzione negli Stati Uniti (Summer and Vogtle) e nell'Europa occidentale (Hinkley e Flamanville) e il progetto nucleare statunitense della MOX Fuel Fabrication Facility a Savannah River. Tutti questi progetti hanno sperimentato una triplicazione dei costi e dei tempi di costruzione che si sono dilatati da anni a decenni (https://www.bloomberg.com/news/articles/2017-02-02/costly-delays-upset-reactorrenaissance-keeping-nuclear-at-bay). Il problema di fondo è che tutte le strutture per l'energia nucleare, siano esse fissione o fusione, sono straordinariamente complesse e dai costi esorbitanti.

Un secondo ruolo di difficile valutazione di ITER sarà la sua influenza definitiva sulla pianificazione dell'approvvigionamento energetico. In caso di successo, ITER potrebbe consentire ai fisici di studiare plasmi di fusione a lunga durata e ad alta temperatura. Ma visto come un prototipo di produttore di energia, ITER sarà, manifestamente, una fonte di neutroni devastante alimentata da trizio prodotto nei reattori a fissione, alimentato da centinaia di megawatt di elettricità dalla rete elettrica regionale e che richiederà risorse idriche per il raffreddamento senza precedenti.

Il 'danno al neutrone' sarà intensificato, mentre le altre caratteristiche perdureranno in ogni successivo reattore a fusione che tenta di generare abbastanza elettricità per superare tutti i dissipatori di energia qui identificati.

Di fronte a questa realtà, perfino dei pianificatori di energia distratti o con la testa fra le nuvole sarebbero capaci abbandonare la fusione. Anziché annunciare l'alba di una nuova era energetica, è probabile che ITER finirà con lo svolgere un ruolo analogo a quello del reattore autofertilizzante di fissione, i cui vistosi inconvenienti ferirono mortalmente un'altra fonte professa di "energia illimitata" ed ha permesso la continua dominanza dei reattori ad acqua leggera (*LWR ndr) nell'arena del nucleare.

D.J.



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(*LWR ndr) [Il reattore ad acqua leggera, in lingua inglese Light Water Reactor o LWR per funzionare ha bisogno dell'uranio arricchito: l'isotopo U-235 è portato, dallo 0,7 %, al 3%.].

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Original Source: Bulletin of the Atomic Scientists -
ITER is a showcase ... for the drawbacks of fusion energy - February 14 2018

Daniel Jassby was a principal research physicist at the Princeton Plasma Physics Lab until 1999. For 25 years he worked in areas of plasma physics and neutron production related to fusion energy research and development. He holds a PhD in astrophysical sciences from Princeton University.

Versione in Italiano: traduzione di Massimo Greco - RNA Italy - Marzo 2018

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Other related sources:

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Investigation: Radioactive leaks continue at Illinois nuclear plants. 11/19/2017 - The most recent leak of 35,000 gallons occurred over two weeks in May and June at Exelon’s Braidwood plant, southwest of Chicago. In 2009, Dresden reported another hole in a storage tank led to a leak of as much as 272,000 gallons (1 million liters) of radioactive water. Onsite groundwater testing showed levels of tritium 160 times higher than allowed under federal standards for drinking water.

Elevated tritium levels found at Dresden nuclear power plant
06/10/2014 - Groundwater monitoring testing at the Dresden nuclear power plant in Illinois showed elevated levels of tritium.

Report: Illinois nuclear plants experience multiple radioactive leaks. 11/21/2017 - The report concerns at least 35 reported leaks, spills or other accidental releases of water since 2007 containing tritium.

 

 

Unusual Tritium Properties Extreme mobility + exchangeability Extreme mobility + exchangeability Sticks inside us, and builds up Sticks inside us, and builds up Very short range, so damage depends on where in cell, eg close to DNA Very short range, so damage depends on where in cell, eg close to DNA Tritium described as “weak”, but more dangerous than “strong” emitters Tritium described as “weak”, but more dangerous than “strong” emitters RESULT: Official models significantly underestimate its doses and its dangers

Hazardous Properties (after Dr Gerald Kirchner)
 Tritium = √ Carbon-14 = √ 1.large releases to environment √ √ 2.rapid nuclide transport and cycling in biosphere √√ 3.high solubility √ 4.many environmental pathways to humans √√ 5.rapid molecular exchange rates (ie very fast intakes) √ 6.high uptake to blood after intake √ 7.organic binding in biota √√ 8.long biological half-life in humans √√ 9.long radiological half-life √√ 10.global distribution √√ 11.long nuclide decay chains with radiotoxic daughters 12.high radiotoxicity (ie large dose coefficient) .


 

Etude des données publiées par EDF suite à la fuite de tritium survenue a la Centrale Nucléaire de Bugei - Criirad
PDF 2014 - Etude réalisée par le laboratoire de la CRIIRAD Avec le soutien financier de la Région Rhône-Alpes

Tritium : Danger - Les risques du tritium sur la santé ont été sous-évalués
Le livre blanc du Tritium - Le tritium a les mêmes propriétés chimiques que l’hydrogène, dont il est l’isotope radioactif. Le tritium est très difficilement confinable ; il traverse les métaux et le béton. Les militaires s’en servent dans la fabrication des bombes atomiques.

Trizio a Tucson, scarti in tutto il mondo.
Il trizio si comporta chimicamente e biochimicamente come l'idrogeno ordinario. Se ingerito, può incorporarsi in tutte le forme di cellula umane, comprese quelle del sistema riproduttivo.

 

 

 

Radiobiology and Epidemiology associated with exposure to tritium - PDF Document -  Many studies (> 45) – endpoints include cell transformation and mutation, cell death, developmental changes, chromosome damage and carcinogenesis Reference radiation – recommend gamma Dose and dose rate – should match (seldom do) Recommend concurrent reference radiation controls In vitro studies preferred Carcinogenesis studies theoretically best.

The risk of leukaemia in young children from exposure to tritium and carbon-14 in the discharges of German nuclear power stations and in the fallout from atmospheric nuclear weapons testing
The study found a tendency for cases of leukaemia to live closer to the nearest nuclear power station than their matched controls, producing an odds ratio that was raised to a statistically significant extent for residence within 5 km of a nuclear power station.

 


 

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★ RNA È l'UNICA realtà che coniuga resistenza ambientalista Contro le produttività NOCIVE con la messa in discussione del modello di produzione borghese e dei rapporti di forza Capitale-Salario. ★ Dal 24 Settembre 2009: Questo è il taglio e la motivazione RIGIDA e COERENTE che DETERMINA ogni nostra "AZIONE", scelta di Priorità, pubblicazione, "condivisione" o presa di posizione.

 
Thorium Contamination: Kerr-McGee to Pay $5.15 Billion for “85 Years of Poisoning the Earth”  

 

 
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I reattori a fusione nucleare: NULLA di ciò che vogliono farci credere.
Si completa con questo numero una indispensabile trilogia in totale controtendenza sugli aspetti più taciuti ed omertati della fusione nucleare.
In questi mesi abbiamo assistito alla scellerata cronaca di bufale e titoli entusiastici che ha accompagnato l'adesione di ben 9 regioni, guidate da altrettanti governatori, che hanno voluto concorrere ad ospitare il sito che tra devastazione e saccheggio di risorse territoriali arricchirà solo e soltanto uno sparuto numero di soliti noti senza scrupoli.
Ad aggravare la situazione la concomitanza con la lunga e strisciante campagna elettorale che è riuscita ad occultare la pur nutrita cronaca sia a rilevanza regionale che nazionale.
Per quanto possa apparire curioso o contraddittorio tutte le forze politiche (tutte, nessuna esclusa) che si erano rese protagoniste del risultato referendario del 2011, a seguito della catastrofe di Fukushima, hanno taciuto in maniera omertosa rendendosi protagoniste della più totale rimozione dell'argomento in qualsiasi sede mediatica che ha caratterizzato la campagna elettorale.
Ha taciuto il M5stelle, a Torino come in Liguria, in Puglia come in Abruzzo ed in tutte le sedi nazionali. Ha taciuto la Lombardi nella sua contrapposizione al governatore uscente del Lazio, Zingaretti, che è stato tra i primi a concorrere per questa forma di rilancio del nucleare a tutti gli effetti. Così come hanno taciuto gli ex piddini di LEU che nel Lazio, a differenza di altre regioni, concorrono per sostenere l'ex governatore del PD. Questi stessi avevano già taciuto sul trasferimento di 15mila fusti radioattivi giunti da Taranto e "ricollocati" a due passi da Roma.

Ha taciuto la 'sinistra' sedicente tale od 'estrema' così come ha taciuto l'ultima caccola rimasta dei "Verdi"... o dell'IDV troppo impegnati a concorrere con gli ex craxiani nell'alleanza di sostegno al PD (promotore del ritorno al nucleare assieme ai fascisti). Solo, rigidamente a livello locale, e nel più isterico isolamento da parte del resto del Movimento, Roberto Fico si è distinto in uno scontro col governatore della Campania (altra Regione che concorre a questo progetto criminale e sciagurato).

Cover RNAnews 342:  L'EPILOGO





Le sguattere del "valore aggiunto":
I parlamentari Pd del Piemonte lanciano un appello in favore della localizzazione nel casalese del Dtt, centro di ricerca sulla fusione nucleare. Il progetto, su iniziativa dell'Enea, prevede un investimento di 500 milioni e l'impiego di duemila addetti. Obiettivo, la creazione di energia pulita e sicura, ben diversa da quella derivante dalla fissione nucleare. "La realizzazione del centro di ricerca del Dtt nel Casalese - affermano gli esponenti Pd - non rappresenterebbe solo un risarcimento per il grande prezzo pagato dal territorio nella nota e triste vicenda dell'Eternit, ma anche la valorizzazione di una comunità e di un know-how sviluppato che rappresenta un significativo valore aggiunto per il progetto". [Agenzia ANSA]


Deuterio e Trizio: la massima espressione delle nuove Bombe Nucleari:

Secondo l'agenzia russa Sputnik News (Sputnik Italia), tralasciando le dichiarazioni del regime e basandosi sui dati sismologici rilevati dai sistemi di tutto il mondo, "la bomba nordcoreana - di settembre ndr -  era circa dieci volte più potente della bomba atomica lanciata dagli americani su Hiroshima e — a differenza di tutte le precedenti — ha avuto una potenza sufficiente da poter indurre a credere che si sia trattato di qualcosa di più del test di una semplice bomba atomica".
L'agenzia notoriamente filogovernativa russa pur esprimendo dubbi sulla piena capacità offensiva del regime monarchico nord coreano per la prima volta sembra esprimere preoccupazione sui reali pericoli di una "bomba termonucleare di disegno avanzato" ed offre una chiara sintesi sullo stato evolutivo di queste produttività di morte:

«Nei Paesi dotati di tecnologie adatte, le bombe atomiche sono state rapidamente soppiantate dalle ben più temibili, ma anche più complesse, bombe nucleari. Queste ultime si basano sulla fusione di Deuterio o di Trizio, 2D e 3T, gli isotopi più instabili dell'Idrogeno.
Le bombe nucleari sono più devastanti di quelle atomiche, ma per innescarsi richiedono una temperatura elevatissima ed è per questo che vengono fatte esplodere grazie ad una bomba atomica inserita nella bomba nucleare stessa proprio con la funzione di detonatore.

La maggior complessità della realizzazione è ripagata in termini di un effetto devastante superiore di interi ordini di grandezza.»


 

Savona. Dopo la presa di posizione del capogruppo in Consiglio regionale Raffaella Paita, anche dal savonese arrivano le critiche alla Regione Liguria sul progetto per il laboratorio sperimentale di fusione nucleare, una occasione che la nostra regione potrebbe perdere quando in ballo ci sono ingenti finanziamenti. Il Pd resta in prima linea per sostenere il progetto, che ora pare la Regione voglia rispolverare dopo le polemiche di questi giorni, cercando di essere della partita per ottenere la location del laboratorio. Per il segretario provinciale del Pd savonese Giacomo Vigliercio, il territorio ligure non può perdere questa occasione, anche per la presenza di uno dei principali attori del settore, l'Asg Superconductors del gruppo Malacalza, che realizza le componenti per le centrali a fusione nucleare... [Continua su RSVN]


Tutto iniziò Così

"Metteremo in campo un'azione di lobby democratica. Offriamo sostegno al progetto"

A dirlo è il presidente della Regione Sergio Chiamparino, che ipotizza di insediare il centro nel Casalese.
Il laboratorio in questione si chiama Dtt, Divertor Tokamak Test facility. Prevede un investimento totale da 500 milioni, che per metà potrebbero essere coperti dall'Unione europea. Secondo l'Enea, "la ricaduta economica in 25 anni sarebbe di due miliardi e il laboratorio creerebbe 1.500 posti di lavoro tra addetti diretti e indotto".
[Fonte: La Repubblica - Fusione nucleare, il Piemonte si candida a ospitare nel Casalese uno dei centri di ricerca]


Aggiornamenti

Il Monferrato - Fusione nucleare. Dtt, la Regione sosterrà la candidatura di Casale. Il sindaco Palazzetti: «Siamo in prima fila»

Consolidata la posizione, Casale, ora, si prepara a volare a Roma. Mercoledì 20, infatti, la delegazione piemontese parteciperà ad un incontro organizzato dall’Enea nel quale verranno spiegati nei dettagli i termini del bando. Il giorno successivo all’appuntamento romano, giovedì 21, a Torino si riaprirà il tavolo tecnico e la candidatura di Casale verrà perfezionata. «Per il Dtt siamo in prima fila», ha detto Palazzetti.

E mentre le istituzioni provano a portare l’impianto in Monferrato, la Rete Nazionale Antinucleare bacchetta gli ambientalisti piemontesi: «Dove sono? Non bisogna aspettare che la questione esploda per poi rincorrerla».

Il servizio su Il Monferrato di giovedì 7 dicembre 2017


Il Monferrato - Fusione nucleare. Dtt, la Rete Nazionale Antinucleare bacchetta gli ambientalisti monferrini: «Perché non si fanno sentire?»

Intervista a Massimo Greco RNA.

Il servizio su Il Monferrato di giovedì 7 dicembre 2017

 


Aggiornamenti

Dossier in cronaca del semestre italiano del ritorno al nucleare - Fusione nucleare. Dtt TUTTE LE 9 (NOVE) REGIONI CHE HANNO RIAPERTO LA CORSA AL NUCLEARE


Mappa Nazionale delle Produttività NOCIVE in Italia.

★ ★ Italia. Mappa nazionale delle produttività Nocive, delle aree a rischio e dei territori interessati da disastri ambientali, contaminazioni industriali, monitoraggi sul territorio e Cronache Giudiziarie. Il Work in Progress delle Segnalazioni.


www.nonukes.eu - List of Anti-Nuclear Web Sites & Related Resources in the World and the Map:


Fusion scientist debunks fusion power


M. Greco (RNA) - Ai promotori della vecchia e ritrita frottola del "nucleare pulito", molto microfonati negli ultimi tempi, naturalmente, NON interessa l'argomentazione prodotta da Enzo Gino, di cui qui abbiamo ospitato uno dei pochi interventi non addomesticati in materia, o come quella di Daniel Jassby, così come non gli interessa sapere che Jassby ha lavorato per 25 anni proprio nella Princenton che essi stessi magari citano da farabutti genetici..., e men che mai potrà interessargli il merito dell'investigazione di Steven B. Krivit. Non sanno neppure chi siano.
Né lo vogliono sapere.
Ad essi interessano solo i soldi. L'elevare la corruzione a prassi metodologica del "Fare"... o del "Che Fare" (...) del loro sporcume nell'agire quotidiano secondo un unico disegno criminoso.

Pochi ricordano i linguaggi della propaganda nuclearista di berlusconiana memoria negli anni che precedettero il referendum del 2011 e la latitanza delle finte opposizioni. L'Italia è notoriamente un Paese dalla memoria corta. RNA rompe il silenzio degli ambientalisti (specie quelli che rincorrono riferimenti ed alleanze elezioniste con gli ultranuclearisti) ed invita i movimenti che furono protagonisti della vittoria del 2011 a rivedere le "priorità" attuali perché questa volta il Fronte del Male non aspetterà altri 25 anni prima di tentare di aggirare o sopprimere la volonta espressa coi referendum del 1987 e 2011.

Si webetizza, con numeri di gregariato mediatico da capogiro, la rinascita del nucleare a Casale Monferrato, già martirizzata dagli stragisti dell'Amianto... i Satana che "danno lavoro", ma si ignora e si invita ad ignorare le implicazioni del trizio e del mercato criminale del deuterio, la devastazione del territorio e delle falde acquifere: in una Pianura Padana già devastata idricamente, dove contemporaneamente ai loro deliri (criminalmente democratici, costituzionalmente assassini) vanno in onda ed in cronaca quotidiana il pianto e la sofferenza di chi non può più irrigare, la perdita devastante del raccolto, il fallimento di ogni produttività agricola per la siccità DETERMINATA dal riscaldamento globale del disastro climatico DOVUTO al modello produttivo a cui fa riferimento religioso chiunque abbia l'ambizione di "governare".
RNA lo dice da sempre: chi ricerca alleanze "tattiche" con questa tradizione di sporcaccioni è a sua volta altrettanto sporcaccione. La Storia (e la cronaca giudiziaria) ci ha SEMPRE dato ragione.

A questa Feccia del Mondo vedremo presto aggiungersi (autoriesumandosi) gli ufologi-Zombie del complottismo più esasperato che insozzeranno il web ed ogni dibattito con le menate deviazioniste sul torio verde e paciminkia o sulla fusione fredda all'italiota, per altro già debunkerizzata alla grande da un'inchiesta de Il Fatto Quotidiano. Li abbiamo già visti all'opera fino alla vigilia del voto del 2011. Questa volta cerchiamo di soffocarli appena si manifestano.

Un nuovo tumore maligno sta diffondendosi mascherandosi dietro il populismo del "dare lavoro", del "fare" e della menzogna che la metastasi del Profitto e della bancarotta esigono da sempre. Il movimento ecologista del futuro DOVRÀ attrezzarsi dei più agguerriti anticorpi.


Nei dintorni della base di Teulada, percentuali dell’isotopo radioattivo Torio 232 da dieci a venti volte rispetto alle norme erano già state rilevate tra il 2013 e il 2014 grazie agli accertamenti commissionati dal pm della Procura di Cagliari Emanuele Secci, titolare del fascicolo d’inchiesta contro ignoti sulle attività del poligono.
✔ ☢ ☣ La presenza dell’isotopo radioattivo “Torio 232” sarebbe dovuta al massiccio utilizzo dei missili Milan, abbondantemente impiegati sino al 2003 dall’esercito italiano, quando furono dismessi in seguito alla segnalazione della Difesa francese, che aveva denunciato la tossicità del Torio. Tuttavia, nel corso del primo semestre di esercitazioni del 2014, sono stati lanciati ulteriori 4 missili Milan – a testa inerte, secondo quanto dichiarato dalle autorità militari – e nuovi lanci dello stesso missile sono previsti nel primo semestre di esercitazioni 2015, non è chiaro se inerti o meno.
✔ Lo Stato nega l’accesso ai dati: sono segreti e suscettibili di pregiudicare le relazioni internazioni, l’ordine, la sicurezza e la difesa nazionale. Questa la risposta del Ministero degli Interni ai giornalisti de Il Fatto Quotidiano che hanno dato la notizia sulla rete top secret che misura in tempo reale i livelli di radioattività.
[Fonte: Sardinia Post - Maggio 2015, “Segreto di Stato su Teulada”]


Thorium: a dirty conspiracy propaganda for a dirty solution-business

By Gordon Edwards. Thorium reactors. "Thorium cycle" is a very dirty and dangerous business.
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