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La storia infinita dell'insicurezza nucleare
Di Fabienne Michèle Melmi (del 06/07/2011 @ 14:18:31, in dBlog, linkato 2152 volte)

Francia - INCIDENTI in serie alla centrale di Paluel

Perdite a ripetizione, fughe di gas radioattivo, ripetuti scatti di allarme, lavoratori contaminati: da più di un mese, in una delle più grosse centrali nucleari francesi - il sito di Paluel in Alta-Normandia - accadono anomalie e malfunzionamenti in serie. Il crescente numero di incidenti ha creato panico tra i dipendenti che ci lavorano, secondo le varie testimonianze e i documenti esclusivi raccolti da noi. La centrale di Paluel produce, da sola, circa il 7% dell'energia elettrica nazionale.   

 L'inquietudine e l’ansia collettiva comincia a manifestarsi su Internet:

"Centrale di Paluel: EDF sulle tracce di Tepco?"

Questa formula provocatoria, che paragona il gestore francese a quello della centrale di Fukushima, non proviene da un gruppo antinucleare. Come si può leggere, è scritto all'inizio di un comunicato della CGT ( Confederazione generale del lavoro) della regione di Dieppe, dove si trova la centrale di Paluel.   

 Con quattro reattori da 1300 megawatt (MW), questa centrale, dove lavorano 1250 dipendenti di EDF, è una delle prime tre più importanti centrali nucleari francesi (con quelle di Gravelines e di Cattenom). Messo in servizio tra dicembre 1985 e giugno 1986, il sito di Paluel non ha posto problemi particolari durante i primi due decenni del suo funzionamento.     

 

 La centrale di Paluel, foto EDF. 

 Ma da qualche tempo, diversi problemi tecnici si sono accumulati sul reattore n°3, che uno dei nostri intervistati definisce "il reattore più sfigato del sito": una perdita d’olio sull'alternatore, una perdita d’acqua nel circuito primario di raffreddamento, una fuga di gas radioattivo nell'edificio del reattore, così come diverse perdite in una o in più guaine di combustibile (1).   

 Finora occultati, questi malfunzionamenti non sono contestati dalla direzione della centrale. Ma l'interpretazione della loro gravità diverge radicalmente da una fonte all'altra. Tutti concordano tuttavia a descrivere una crescente preoccupazione tra i lavoratori e anche angoscia e panico per alcuni. Uno dei nostri interlocutori parla addirittura di "terrore soffocato!"    

Racconta che un edificio, nei pressi del reattore, è stato spesso evacuato a causa di segnalazioni di allarme, rilevando la presenza di gas nocivi nell'aria. Dei dipendenti hanno forzato delle casse contenenti compresse di iodio per premunirsi contro possibili contaminazioni. Questa reazione rivela un elevato livello di stress nel personale, tuttavia addestrato a lavorare nell'ambiente particolare degli impianti nucleari. L’inquietudine è nutrita dal fatto che "l'allarme scattava sempre", secondo un'altra fonte. Ed è così che le soglie di rilevazione di queste perdite di gas sono state rialzate per ottenere il silenzio.      

  " Xeno, è come una sigaretta"  

Per far fronte ad alcune di queste perdite, il reattore n°3 di Paluel è stato fermato durante il fine settimana di Pentecoste. Un "arresto a caldo" durante il quale il reattore funziona al minimo senza essere completamente fermato. Durante questo intervento, sedici dipendenti EDF e subappaltatori hanno inalato accidentalmente dello xeno, un gas radioattivo. Essi sono stati contaminati: delle tracce di questo gas raro sono state trovate nel loro organismo.   

 Uno di loro ci spiega di avere lavorato senza portare il cappuccio e la bombola di ossigeno che permettono di evitare di respirare l'aria circostante. "La riserva di ossigeno individuale è troppo limitata rispetto al tempo di intervento, e questo ci avrebbe obbligato ad entrare ed uscire più volte dall'edificio, il che avrebbe prolungato il tempo di intervento", aggiunge, a condizione di mantenere l'anonimato.   

Falso”, contesta Claire Delebarre incaricata della comunicazione della centrale di Paluel: "Non hanno portato il loro apparecchio respiratorio perché non ne avevano bisogno”. E aggiunge: "Non si tratta di contaminazioni interne perché lo xeno non si fissa nell'organismo, è rigettato dopo alcune espirazioni, è come una sigaretta."   

La quantità di gas inalato da questi agenti è minima e senza pericolo, assicura un militante CGT della centrale che ha studiato il caso di queste persone. "Sono sotto le soglie accettabili riconosciute dall'Autorità di Sicurezza del Nucleare", conferma il dipendente contaminato. Ma "sedici persone contaminate, è enorme!" commenta un altro agente. E questo è la prova, secondo lui, della presenza di una grande quantità di gas radioattivo nella sala, dove hanno lavorato i volontari di Pentecoste. Uno dei lavoratori presenti avrebbe rifiutato di partecipare all'intervento, giudicando le condizioni troppo pericolose.     

 Schema di principio di un reattore nucleare del parco francese    

Il 21 giugno, l'incidente di Pentecoste non era stato segnalato dall'Autorità di Sicurezza Nucleare (ASN) sul suo sito web. Del resto, non gli è stato nemmeno notificato. "È normale, non è un evento, siamo al livello di sensazioni", risponde il servizio comunicazione della centrale. "I fatti sono dissimulati", pensa un lavoratore di Paluel. Lapidaria fu la prima reazione di un funzionario di un sindacato della centrale, contattato al telefono,: "Sedici contaminazioni? Ma state scrivendo un romanzo !"   

Non si tratta di una fiction, bensì della realtà. Per di più, l'intervento di Pentecoste ha risolto solo una parte del problema: la fuga di gas è riparata, ma l'acqua del circuito primario fuoriesce sempre. La riparazione è stata rimandata. I guai dell'alternatore erano stati risolti in precedenza. Ma resta la perdita delle guaine di combustibile. Là, non c'è possibilità di riparazione: bisogna fermare il reattore e sostituire gli elementi di combustibile difettoso. Ora, questo si potrà fare solo al prossimo arresto programmato, ossia tra circa un anno.   

 Tra tutte le difficoltà che conosce Paluel, la più inquietante è la difettosità di certe guaine di combustibile, stima una delle nostre fonti. Perché? Perché queste guaine in lega metallica costituiscono la prima delle barriere che isolano la materia radioattiva dall'ambiente esterno. Hanno la forma di lunghi cilindri chiamati “matite” in cui vengono accatastate delle piccole pastiglie di uranio radioattivo. Queste "matite" sono riunite per formare il cuore del reattore.        

 "È come il vino, talvolta, sa di tappo"  

Il reattore è come una caldaia: le reazioni nucleari che si producono nel combustibile radioattivo fanno scaldare l'acqua del circuito primario che trasferisce il suo calore al circuito secondario; l'acqua del circuito secondario è vaporizzata e il vapore fa girare la turbina che produce elettricità.    Il combustibile radioattivo, contrariamente al carbone di una classica caldaia, non deve mai essere in contatto con l'ambiente esterno.

Per questo motivo, le autorità nucleari francesi hanno elaborato una "dottrina della sicurezza" di cui un principio di base consiste nel chiudere la materia radioattiva dietro a tre "barriere": la prima è la guaina del combustibile; poi la vasca e il circuito primario; e infine, il recinto di confinamento del reattore.          

 Le tre barriere di protezione del combustibile radioattivo. 

Ora, alla centrale di Paluel, è accertato, dalle testimonianze che abbiamo raccolto e i documenti che abbiamo potuto consultare, che c'è al meno un montaggio del nocciolo del reattore 3 che contiene una o parecchie "matite" difettose. Ossia di cui la guaina è fessurata. Siccome c'è sempre una perdita nel circuito primario, questo significa che due delle tre famose barriere non sono più stagne. 

I montaggi dei noccioli messi in causa sono nuovi e sono stati messi nel nocciolo ( cuore del reattore) durante l'ultimo ricaricamento, effettuato nel marzo 2011. Secondo la direzione della centrale, gli elementi in questione sono stati fabbricati da Westinghouse.   

" Tutto l'edificio reattore sta diventando marcio!" Si preoccupa un dipendente che  ritiene che l'attuale perdita di combustibile a Paluel potrebbe provocare dei fenomeni incontrollabili. Ora EDF ha deciso di lasciar funzionare il reattore nel suo stato per il momento, potenzialmente fino alla fine del ciclo (ossia fino alla prossima interruzione per il ricaricamento del combustibile), entro un anno circa. "Non capisco perché non si decidono a chiudere", afferma una delle nostre fonti.   

"Si tratta di micro-perdite, non hanno conseguenze dirette sul personale: sono misurate, analizzate, controllate, dominate", spiega un militante della CGT di Paluel. Le "nostre investigazioni indicano che c'è un difetto d’inguainamento, ma non è una rottura, è leggermente poroso, e ciò riguarda solamente un montaggio", assicura Claire Delebarre, l’incaricata alle comunicazioni presso la centrale di Paluel.

Ricordiamo che un montaggio contiene 264 matite, ossia 264 possibili fonti di perdita. Ma "funzionare con una leggera perdita, non è grave in sé". "È come il vino, talvolta sa di tappo!" rassicura la direzione della centrale nel proprio comunicato sul suo sito web.  

 La radioattività provocata dalla perdita è stimata a 30.000 MBq/t (megabecquerel/tonnellata di acqua), sapendo che a partire da 100.000 Mbq/t al giorno durante sette giorni consecutivi, un reattore deve assolutamente essere fermato.

I problemi tecnici di Paluel rivelano in questo modo il segreto nascosto al grande pubblico ma noto nel mondo del nucleare: in piena contraddizione con la dottrina di sicurezza imposta dall'Autorità di Sicurezza Nucleare, ci sono delle centrali in perdita, e questo  in tutta legalità!   

"Le perdite ci sono, ed è del tutto normale, sono dei classici episodi operativi”, prosegue Claire Delebarre. Sollecitata da noi, l'ASN non ci ha ancora risposto.  

"Le perdite, sono del tutto normale"

  "Le perdite, sono del tutto normale, ci sono sempre state nel nucleare", spiega uno specialista della radioprotezione. Infatti, abbiamo potuto ricostituire una lunga storia di perdite di guaine di combustibili nelle centrali francesi. Una cronologia che non è iniziata ieri ma dodici anni fa.   

 Il primo episodio è dell'ottobre 1999: alla centrale di Cattenom, in Lorraine, è rilevato un alto tasso di radioattività e la presenza di xeno 133 nel circuito primario. Nell'agosto 2000, le misurazioni rivelano la disseminazione di combustibile nel circuito primario, e nel settembre 2000, dell'attività alfa, segno di una seria rottura di guaina. Il 15 marzo 2001, EDF scopre 28 montaggi di combustibili che presentano dei difetti d’impermeabilità. L'incidente è classificato al livello 1.   

Dopo Cattenom, delle perdite d’impermeabilità di matite di combustibile sono state scoperte alla centrale di Nogent-sur-Seine, a 50 km di Troyes. Questa volta, il problema era legato a un elemento nuovo: le matite difettose erano fabbricate in una nuova lega allo zirconio chiamato "M5", differente dallo zircaloy 4, normalmente utilizzato. La lega M5, prodotta da Areva, è stata introdotta da EDF per migliorare la redditività del combustibile: si tratta di aumentare il "tasso di combustione", il che permette di ridurre il numero di arresti per ricaricamento del nocciolo.   

 Ma questa M5 è responsabile di una complicazione imprevista: il tasso di difetti delle matite è, secondo uno studio dell'IRSN (Istituto di Radioprotezione e di Sicurezza Nucleare), "da quattro a cinque volte superiore a quello delle matite in zircaloy 4". Nel 2002, il primo ciclo realizzato con una ricarica completa di M5 nel reattore 2 di Nogent, è dovuto essere fermato in seguito ad una contaminazione del circuito primario dopo un record di 39 rotture di guaine su 23 montaggi, secondo uno studio di Global Chance (Cahiers de Global Chance, n°25, settembre 2008).    

 

 

Esempi di fessure di guaine osservate a Cattenom, Foto DSIN.

Secondo l'IRSN, in totale, tra il 2001 e il 2008, sono state rilevate una trentina di perdite di montaggi di combustibili in lega M5. Nel 2006, l'ASN ha stimato che era necessario “adottare una prassi prudente"per quanto riguarda l'introduzione del M5. EDF ha fatto degli sforzi per migliorare la fabbricazione dei montaggi ed eliminare i difetti, ma non sono spariti.   

Nel 2008, secondo l'IRSN, "il combustibile dell'inguainamento in lega M5, era, presente in 17 dei reattori da 900 MW, in tre reattori da 1300 MW e in quattro reattori da 1450 MW", il che rappresenta circa la metà del parco. Da allora, l'uso della lega M5 è continuato e, in particolare, la troviamo nei nuovi montaggi di Paluel.   

"I liquidatori di ogni giorno"  

In effetti, fin dal 2006, a Paluel, le guaine di combustibili si sono rivelate difettose. Quest'anno, è previsto un arresto del reattore n°4. Gli agenti sono avvertiti che l'intervento rischia di essere "dosante", ossia di esporli a forti dosi di radiazioni ionizzanti. "L'indizio di radioattività del reattore era 50 volte superiore al reattore accanto", si ricorda Philippe Billard, allora decontaminatore del sito, e militante CGT.   

Questo elevato livello di attività inquieta. Richiede un diritto di allerta e affronta lo staff EDF della radioprotezione che gli rimprovera di esagerare. L'intervento è mantenuto. Durante un'operazione di decontaminazione del materiale, dei dipendenti di Framatome - l'ex nome di Areva - valutano lo stato del combustibile con l'aiuto di una cinepresa posta sotto l'acqua: "Ho visto i video, ho visto le guaine di combustibile, su 15 cm, non c'era più niente", racconta Philippe Billard. “La guaina era aperta, c'era una fessura, e dietro, non c'era più niente. Le pastiglie di combustibile erano uscite. Erano passate nel circuito primario."   

Durante questo arresto di 30 giorni, alcuni agenti ricevono la metà della dose annua di radioattività autorizzata. Tra essi, un agente di condotta EDF ha fatto esaminare le sue feci. Abbiamo avuto accesso al risultato delle sue analisi : il suo organismo cela delle tracce di cesio, di uranio e di plutonio. Tutti cancerogeni a partire da una determinata dose.     

Nella foto sopra: Tracce di uranio e di plutonio nel risultato di analisi del dipendente  contaminato.               

"Aveva ingerito delle polveri radioattive", spiega Philippe Billard. Delle microdosi, ogni volta sotto le norme, ma che si accumulano nell'organismo. Il sindacalista invia allora una lettera alla direzione della centrale per allertarla sulla presenza di raggi alfa, molto pericolosi per la salute nel reattore n°4. Da allora l'uomo contaminato ha lasciato il nucleare.     

Lettera  di allerta del 2006 sui raggi alfa.

 Philippe Billard ha fondato l'associazione, «Santé-sous-traitance». Per difendere la salute dei subappaltatori che oggi rappresentano circa la metà dei lavoratori del nucleare.

 "Oggi la paura della popolazione, in un incidente nucleare, è di essere contaminata e di avere un cancro. Noi, siamo regolarmente contaminati nelle centrali. E abbiamo dei cancri. L'incidente è già successo per noi. Siamo i liquidatori di ogni giorno."   

 Dei liquidatori in Francia? Ci è stato detto e ripetuto che la catastrofe era per gli altri, quelli che non applicano i nostri principi di sicurezza, che non hanno la fortuna di possedere la nostra organizzazione di perizia e la nostra autorità nucleare "indipendente".   

Né veramente catastrofica, né proprio rassicurante, la situazione di Paluel illustra quotidianamente il fatto che il sistema è vulnerabile. Che funziona con dei difetti tecnici e umani permanenti che alimentano un clima generale di diffidenza, se non di paranoia. Che i grandi principi della sicurezza non sono rispettati nella dura realtà. Che la corsa alla produttività tende a prendere il passo sull'esigenza di sicurezza. E che la moltiplicazione di costrizioni da rispettare affinché questo sistema continui a funzionare lo rende sempre più disumano.

22 giugno 2011 |  Jade LINDGAARD e Michel Di PRACONTAL 

Note: 1) involucro del combustibile nucleare in un reattore, che lo isola dal refrigerante; è anche detta camicia di combustibile.

Fonte:

http://www.mediapart.fr/article/offert/b5e51d096c805533dc55203fb25c1a15

Traduzione per RNA: Reza Ajdari e Fabienne Melmi 

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